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Nel corridoio del reparto, i medici parlavano tra loro sottovoce. Nella stanza con tanti letti, qualcuno si muoveva di notte tra i comodini. I suoi passi erano leggeri, ma il rumore si percepiva chiaramente. Regnava un silenzio profondo: tutti dormivano, tranne Mariella.
Quella figura che si aggirava non era ben vista. Eppure, portava con sé un dolore grande, invisibile agli occhi degli altri. Un giorno si rivolse al suo medico, ma lui la guardò con tale freddezza, che Marta, testimone della scena, si chiese: “Perché tanta indifferenza nei suoi confronti?”
Passarono alcuni giorni, e Marta comprese. Seppe che quella donna aveva rimandato troppo, aveva previsto tutto, si era data delle risposte per non affrontare la verità. Ma il tempo passava, e ciò che aveva dentro si faceva sentire sempre di più.
Anche la nonna aveva avuto lo stesso problema. Ai suoi tempi, però, era tutto più complicato: pochi mezzi, poche possibilità. Ora, invece, ce n’erano tanti. Mariella doveva solo parlarne, senza aspettare troppo.
Quando Marta fu dimessa, prima di andarsene, la guardò un’ultima volta. Capì che doveva andare così. I discorsi che le avevano fatto, compresa la famiglia, si erano dissolti nel nulla. A nulla erano serviti. Nessun miglioramento.
Solo imprudenza, da parte sua. Pensava a tutto, tranne che a tutelare la propria salute. Dimenticava che, quando questa manca, ogni altra cosa perde importanza. E la vita, per gli altri, va avanti lo stesso, che tu ci sia o no. Nessuno merita più attenzioni di quelle che dobbiamo dare a noi stessi. Soprattutto se siamo circondati da persone vuote, che pensano solo a racimolare, dimenticando che non si vive in eterno. Che immortali, non siamo.
Cara Marta,
da quando sei andata via, la stanza ha cambiato suono. I rumori sono gli stessi, ma manca qualcosa. Forse uno sguardo, forse una presenza che non chiedeva nulla, ma capiva tutto.
Ci sono cose che non si dicono. Per pudore, per paura, o semplicemente perché non si trovano le parole. Io ho imparato a convivere con quel silenzio, a camminarci dentro. Tu lo hai percepito, e questo mi ha fatto sentire meno sola.
Non sempre si ha il coraggio di affrontare ciò che ci attraversa. A volte si rimanda, si costruiscono risposte che sembrano bastare. Ma poi arriva il momento in cui non si può più fare finta.
Tu hai visto. E io, in quel tuo sguardo, ho trovato qualcosa che non pensavo di meritare: comprensione.
Ti auguro che fuori da qui tu possa custodire quella capacità rara di ascoltare anche ciò che non viene detto. E se mai penserai a me, fallo con leggerezza. Come si pensa a una finestra aperta di notte, che lascia entrare l’aria, anche se fa freddo.
Con affetto
Mariella